L'omologazione non è mai stato il mio stile, perciò anche nelle mie passioni ricerco un’impronta distintiva che non è voluta, ma sorge spontanea.
Il mondo del vino mi coinvolge con le sue sfumature sensoriali, ma suscita anche il mio interesse per le storie e le scelte di chi lo produce; quindi, non ho potuto fare a meno, durante Vinifera 2023 di marzo scorso, di essere inconsapevolmente attirata da un vino che ha come nome di fantasia Dieci cento mille: si tratta di una Molinara in purezza prodotta dall’azienda Terre di Pietra, in provincia di Verona, zona di Amarone e Valpolicella.
Mi ha colpito il coraggio di utilizzare un’uva conosciuta solo per l’uvaggio di due vini famosissimi e che il turista ricerca affannosamente quando visita Venezia, il Veneto o l’Italia; non solo, ma anche la storia della giovane produttrice, reperibile in breve sulle piattaforme online di vendita del vino, la quale, spinta dalla passione per la viticoltura, ha cambiato completamente la sua vita.
Infine, nel retro dell'etichetta si parla, oltre che di ribellione, di tradimento silenzioso e di lotta alla globalizzazione: quanto mi sono ritrovata in queste parole, come chissà chi altri, soprattutto in questi ultimi tempi.
Tutto ciò però l’ho scoperto dopo l’assaggio, che già mi aveva conquistato: di un bel rubino con riflessi violacei, con profumi floreali, tra cui la viola, e fruttati; in bocca fresco, semplice, lineare, facile e nello stesso tempo di carattere.
Non è filtrato né chiarificato, nel rispetto pieno del frutto della terra, secondo la filosofia della produttrice.
Aggiungo che il nome di fantasia mi ha ricordato la celebre poesia di Catullo “Vivamus mea Lesbia (…) Da mi basia mille, deinde centum (..)”, uno dei brani più traboccanti di desiderio amoroso della nostra letteratura.
Pertanto, con un lieve sorriso, ho levato il calice e brindato a una genuina Molinara, ma anche a tutti quelli che, come me, ogni giorno perpetuano con passione il loro atto di ribellione.